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comparativi in inglese
11 Ott 2017

Comparativi in inglese: le regole, le tendenze e le eccezioni

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Comparativi in inglese

1. Comparativi in inglese: un breve promemoria

Se avete raggiunto un certo livello di inglese, senza dubbio avete già familiarità con le “regole” dei comparativi riguardo agli aggettivi. Diciamo ”regole” perché in realtà ciò che passa come “regole” nei libri di grammatica sono semplicemente tendenze generalizzate con molte eccezioni.

Usiamo le strutture del comparativo per descrivere una differenza qualitativa o quantitativa tra due elementi. Chiamiamoli John e Mark, per amor di dibattito – due persone. Quando compariamo John e Mark, abbiamo bisogno di un aggettivo comparativo  (o di un avverbio) per descrivere la differenza qualitativa tra di loro.

 

2. La forma del comparativo

 

Parlando per sommi capi, ci sono due forme di aggettivo comparativo. Una è flessa (si forma aggiungendo il suffisso –er all’aggettivo). L’altra è una forma perifrastica nella quale lasciamo l’aggettivo immutato ma aggiungiamo la parola “more” prima dell’aggettivo stesso.

La scelta tra le due forme generalmente dipende dal numero di sillabe nell’aggettivo o nell’avverbio. Le parole monosillabiche tendono ad avere il suffisso –er, mentre le plurisillabiche tendono alla costruzione perifrastica. E qui inizia la teoria delle eccezioni: shallow, simple e narrow sono plurisillabiche, ma prendono il suffisso – er. Fun ha una sola sillaba ma diciamo “more fun” e non “funner”.

 

3. Costruire una frase con un comparativo

 

 

In ogni caso, qualunque sia la forma che usiamo, l’aggettivo comparativo è seguito dalla proposizione than che precede il secondo dei due elementi di comparazione. Quindi, per descrivere una differenza qualitativa tra Mark e John, diciamo:

 

(a) Mark is bigger than John

 

Ciò che ci interessa qui è ciò che segue alla parola magica “than”. Perché potrebbe essere solo il nome di una persona o una cosa, ma che succede per esempio, se nel contesto di una conversazione più lunga sappiamo già chi è John e non vogliamo continuamente ripetere il suo nome?

 

4. Pronome oggetto dopo than

 

 

In quel caso dobbiamo usare un pronome., E quel pronome deve essere un pronome oggetto, come è sempre il caso dopo una preposizione.

 

(b) Mark is bigger than him

 

5. Frasi dopo il than

 

Il pronome oggetto non è l’unica possibilità. Un’altra è quella di usare una proposizione subordinata, composta da soggetto e verbo. In quel caso, il soggetto è un pronome soggetto e ripetiamo il verbo principale nella prima parte della frase (il verbo essere):

 

(c) Mark is bigger than he is

 

6. Sostituzione

 

 

A questo punto le cose si fanno interessanti, perché se confrontiamo non come John e Mark sono, ma come fanno qualcosa, abbiamo bisogno di un avverbio comparativo:

 

  • Mark speaks better Italian than John

 

E di nuovo, il pronome da usare dopo than, se il contest lo richiede è il pronome oggetto:

 

  • Mark speaks better Italian than him

 

Ma ora se vogliamo sostituire un singolo pronome con una proposizione, abbiamo bisogno di un pronome e un verbo. Che verbo? Non speak. Usiamo una forma di do, che è l’ausiliario che usiamo per fare domande e per la forma negativa nel present simple. Vi ricordate? E dal momento che John è la terza persona, diventa does.

 

  • Mark speaks better Italian than he does

 

Qui cominciamo a intravedere uno schema. Quando parliamo al passato, dobbiamo usare una ausiliario appropriato che rifletta questo fatto:

 

(g)       Mark was better at maths than I was

 

(h)      Mark spoke better Italian than we did

 

And so on, with all the other auxiliary verbs:

 

(i)        Mark can speak better Italian than we can

 

(j)        Mark has been speaking Italian longer than I have

 

 Il nome di questo fenomeno è sostituzione, ed è molto comune in Inglese quando non abbiamo bisogno di ripetere un verbo perchè abbiamo già capito il significato dal contesto. In questo caso, perché il verbo completo è stato menzionato giusto qualche  attimo prima. Quando usiamo la sostituzione, usiamo il verbo ausiliare che corrisponde al tempo del verbo principale nella frase – to be, do/ does per il present simple, did per il past simple, have/has for the present perfect e così via.

Potrebbe sembrare complicato ma viene molto naturale ai native speakers e, direi, tendenzialmente più comune rispetto all’uso del pronome oggetto, che anche se corretto, suona un po’ goffo e informale.

 

7. Ellissi

 

Possiamo anche usare la seconda proposizione per confrontare Mark con un’altra persona ma anche con il nostro pensiero o un’aspettativa:

 

(k)       Mark speaks better Italian than I thought

 

(l)        Mark is bigger than I expected

 

Spesso nel linguaggio giornalistico, viene fatto un confronto tra il primo elemento e cosa generalmente il pubblico – non chi scrive –  si aspetta. In questo caso, usiamo semplicemente un participio passato.

 

(m)     Mark made more progress than expected

 

(n)      Mark’s results were better than hoped for

 

Ciò che accade qui, invece, si chiama ellissi, che è l’omissione deliberata di parole ridondanti che si capiscono già dal contesto:

 

(o)      Mark speaks better Italian than I thought (he would/could)

 

(p)      Mark is bigger than I expected (him to be)

 

(q)      Mark made more progress than (he was) expected (to make)

 

(r)       Mark’s results were better than (had been) hoped for

 

Quindi, quando parliamo di comparativi in inglese, cerchiamo di essere consapevoli che la costruzione non si ferma all’aggettivo e basta. Bisogna anche pensare a ciò che viene dopo e che apre la discussione a usi interessanti di pronomi e ausiliari in Inglese. Il nostro consiglio è quello di cercate esempi quando state leggendo e sottolineateli o trascriveteli in un quaderno insieme al contesto.

 

Questo è un metodo infallibile per aumentare la consapevolezza a riguardo e usarli in modo più naturale.

 

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