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Come prepararsi ad un colloquio di lavoro in Inglese
5 Nov 2015

Come prepararsi ad un colloquio di lavoro in Inglese

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Chi si è presentato ad un colloquio di lavoro in inglese, lo sa: la preparazione alla conversazione e all’interazione con uno o più interlocutori è un passo fondamentale, che può determinare una svolta nella carriera professionale.

 

È un luogo comune pensare che prepararsi ad un colloquio di lavoro in inglese comporti unicamente un ripasso dell’ultimo minuto della grammatica e formule standard per rispondere e fare domande.

 

Il colloquio in inglese richiede una buona padronanza della lingua, ma anche una preparazione di fondo per rispondere in maniera chiara, sintetica e professionale alle domande inevitabili che verranno fatte in sequenza, in più occasioni.

 

Una job interview si articola, infatti, in più incontri (circa 3-4 a seconda della competitività della posizione offerta e dell’approfondimento di skill specifiche).

 

Come prepararsi ad un colloquio di lavoro in Inglese in modo efficace? Vediamolo insieme!

 

1) Il background

Qualunque responsabile delle risorse umane o datore di lavoro dopo aver letto il curriculum comincerà con una domanda generale sul background, che presuppone una risposta pressoché infinita: “Can you tell me something about yourself?”

 

Non lasciamoci ingannare da una domanda così “aperta”: in realtà chiunque sarebbe tentato di partire da lontano, ma ciò che ci si aspetta è un breve riassunto delle ultime e significative esperienze di lavoro precedenti che hanno contribuito a sviluppare la nostra professionalità e a renderci ideali per quel posto di lavoro.

 

Per rispondere a questa domanda in maniera efficace e centrare il punto, può aiutare scrivere una scaletta delle principali esperienze lavorative passate e della situazione presente. Visualizzare la struttura, l’elenco di ciò che si vuole comunicare è molto più utile di quanto non sembri. Avrete sotto gli occhi un elenco più o meno lungo, che potrete tagliare e modificare fino a renderlo davvero efficace e interessante, soprattutto agli occhi di quel particolare datore di lavoro.

 

Un altro grande aiuto è quello di provare a rispondere a queste domande, guardandosi allo specchio: non è una prova di teatro, d’accordo, ma aiuta a condurre il colloquio in modo naturale e disinvolto. Imparate ad ascoltare la voce, a fare pause nel momento giusto, “cucendo”le esperienze in un racconto interessante, con un inizio, uno sviluppo e una fine ben chiara.

 

È buona norma non inserire in questa prima risposta dettagli personali, a meno che non siano strettamente collegati alle vicende lavorative. Per esempio:

 

“I worked at XYZ ltd for 5 years. Then I quit my job to join a non-profit organization which gave me the chance to live in Nepal for 1 year. It was there that I met my husband and decided to follow him to London.”

 

2) Current responsibilities

Sono le responsabilità che discendono naturalmente dalla posizione lavorativa attuale e le attività quotidiane che il ruolo ricoperto comporta. È un’ottima strategia (sempre se corrisponde al vero) utilizzare le stesse parole chiave usate nella descrizione dell’offerta di lavoro per indicare quali sono le mansioni e le responsabilità.

 

3) Personal characteristics

È finalmente arrivato il momento di raccontare qualcosa (di utile ed interessante) su di sé: qui ci si può descrivere dal punto di vista caratteriale e utilizzare alcune espressioni che racchiudono un significato ben preciso, come team-player, work under pressure, proactive, open-minded, skilled.

 

“I’d describe myself as a dynamic team player, with the ability to thrive on new challenges and work well under pressure” (Source: Business English Pod)

 

Inutile dire che le belle definizioni valgono zero se non supportate da esempi calzanti. Bisogna tenersi pronti a supportare queste caratteristiche personali con dettagli concreti, come una situazione-tipo che è stata risolta proprio grazie alle qualità descritte. A questo proposito, è di grande utilità (sia per voi che per il recruiter) usare la tecnica C.A.R. (Challenge – Action – Results): la tecnica C.A.R. è uno strumento potente perché permette di evidenziare il contesto in cui le abilità professionali e personali hanno fatto la differenza, l’azione specifica intrapresa e la il risultato raggiunto.

Non c’è niente di più illuminante per una datore di lavoro che capire, in concreto, come un futuro dipendente dell’azienda possa sfruttare i propri talenti.

Se per esempio, vi verrà chiesto come avete risolto un’ipotetica situazione problematica relativa al vostro settore (risorse umane, commerciale, amministrativo), prendete spunto dalla vostra esperienza e suggerite una risposta generica (ma non troppo) simile a quanto avete già vissuto e risolto in prima persona, evidenziando l’efficacia del metodo proposto e i risultati concreti raggiunti.

 

4) Describe your greatest weakness and strenght

Descrivere il principale punto di forza e debolezza è un’arma a doppio taglio: bisogna esser onesti, ma senza darsi la zappa sui piedi! Se per esempio si è particolarmente riflessivi e la velocità non è tra le prime cose che ci caratterizza, si può giocare d’astuzia e trasformare una debolezza in punto a favore, spiegando che siamo molto detail-oriented e che effettuiamo un double-check o un cross-check con altri responsabili di progetto prima di ritenerci sicuri del nostro operato.

 

5) Questions about the company/job position

Questo è il momento delle domande: qualunque reclutatore si aspetta delle domande sulla posizione lavorativa offerta e sull’azienda per la quale ci si propone. La mancanza di domande e curiosità verso una nuova realtà non costituisce un punto a favore, così come una scarsa conoscenza dell’azienda, dei suoi valori, della sua storia, può dare l’impressione che siamo lì per caso e che potremmo essere da un’altra parte a svolgere lo stesso colloquio con lo stesso grado di interesse.

 

6) Il valore dello story-telling

Una raccomandazione importante: tenete presente che, da un punto di vista strettamente psicologico, coinvolgere il proprio interlocutore nell’ascolto di una vera e propria storia della carriera lavorativa arricchita da sfide, risultati ottenuti e successi è molto più accattivante che esporre una serie di dati di fatto già elencati nel curriculum.

 

Se il curriculum parla chiaro, non c’è bisogno di ripetersi: è preferibile proporre la storia di se stessi offrendo all’intervistatore gli elementi per incuriosirsi e fare ulteriori domande.

 

Se vi sentite innovativi ed originali, vi suggeriamo anche uno strumento grafico, semplice ed intuitivo, per realizzare una presentazione visuale veramente efficace: si chiama prezi.com ed è possibile registrarsi e utilizzarlo gratuitamente con un account .edu (scolastico o universitario).

 

In a nutshell: perché un colloquio di lavoro in inglese sia efficace e lasci una buona impressione nel reclutatore, occorre affrontarlo nella maniera più professionale possibile, ma anche con una buona dose di naturalezza. Sintesi, risposte centrate ed esempi concreti fanno la differenza. E ovviamente, anche il nostro inglese!

 

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Photo credit: thedailyenglishshow.com

 

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